SENTIERO CAI 166

Descrizione del percorso:

Arriviamo a Resceto (dove esiste un bar-ristorante) e lasciamo l’auto lungo la strada, essendo completo il piccolo parcheggio del paese presso il quale è una fontana, che, a volte, in estate, è asciutta.

Saliamo la via ancora asfaltata sopra il parcheggio e subito troviamo sulla destra una maestà dedicata a S. Giovanni Battista, proseguiamo e la strada ben presto diventa sterrata, arriviamo (07’) alla base di un ripido canalone con muretti di cemento armato per imbrigliare la forza delle acque e sulla roccia vediamo la scritta strada Vandelli Km 6 (in pratica qua inizia la via Vandelli, che faremo al ritorno, e servono 6 km per arrivare al Passo della Tambura).

Il primo tratto del sentiero che stiamo percorrendo è comune al sentiero 35 (via Vandelli) ed al 166. Arrivati (10’) allo Zucco di Zanghin (564m) la visuale si apre sulla via Vandelli che vediamo inerpicarsi sulla destra e sulla lizza Magnani (sentiero 166) che sale le pendici del monte Cavallo.

Poco dopo (12’) sulla sinistra si stacca il sentiero 170 diretto alla Foce delle Vettoline, da cui passa il sentiero 36 che, in alto, si collega con l’itinerario che stiamo facendo.

A 19’ incontriamo la casa del Fondo (627m) e dopo 10’ la deviazione a sinistra che seguiamo: essa indica i sentieri 166 e 166 bis (sulle cartine indicato anche 166 A).

Iniziamo a salire ripidamente con bella vista sulla Vandelli che si inerpica a destra e sul ponte metallico che permette di superare il canal Pianone. A 41’ incrociamo il bivio per il 166bis che prendiamo a sinistra.

Il primo tratto ci porta in pochi minuti (47’) sulla cresta, la lizza Silvia (o Pellini o del Padulello) rimane poco più a sinistra, in lontananza il monte di Castagnolo ed il mare sullo sfondo.

Il sentiero in parte segue la vecchia lizza, mentre dove la stessa è più ripida e malmessa la evita con delle deviazioni. Aggiriamo un poggio, a destra della lizza, e a 1h 04’ ci troviamo sulla lizza stessa.

La salita è aspra e faticosa, troviamo, sempre a sinistra, antiche costruzioni, ormai dirute, assaggi di cava e tralicci dell’elettricità.

A 1h 54’ c’è un’altra deviazione verso destra che ci permette di evitare un altro tratto molto ripido e ci fa arrivare (2h 29’) al bivio che a sinistra ci porta alla Foce delle Vettoline.

Il sentiero adesso prende il numero 36. Proseguiamo per il lastrone del Piastrone, la pendenza diventa minore ed il sentiero a tratti è sulla placca di marmo, di fronte abbiamo Piastra Marina e una costruzione-ricovero dei cavatori, sui fianchi della montagna notiamo ancora molti piri infilati nei loro fori che servivano per trattenere il marmo nel trasporto a valle, mediante corde di canapa o di acciaio.

A 2h 52’ una corda metallica piuttosto malmessa dovrebbe agevolare la salita e dopo pochi minuti (2h 56’) arriviamo ad una sella, a sinistra la lizza continua verso le vicine cave del Padulello (1414m) alle pendici del monte Cavallo, che sono state riattivate, ma cui si perviene adesso mediante via di cava dalla Focolaccia, a destra si va all’abitazione-ricovero dei cavatori.

Ci fermiamo per riposarci all’ombra e per fare due foto, la vista che si gode dalla lizza per il Padulello è veramente molto bella: in particolare sul Monte Sagro ed il Contrario e le case Carpano.

La casa dei cavatori è appollaiata in posizione panoramica sui bacini marmiferi di Carrara e sul mare fino al golfo della Spezia.

Dopo la sosta riprendiamo il cammino prendendo il sentiero a destra della casa che sale ripidamente fino ad arrivare in cresta (3h 18’), da qua la visuale si apre sulla Tambura ed il gruppo del monte Sella ed in basso sulle cave di Piastra Marina e la costruzione dei cavatori dipinta di verde cui arriva il sentiero 166 (lizza Magnani).

A 3h 26’ incrociamo la via di cava che scende alla cava del Padulello, il sentiero continuerebbe sulla roccia di fronte a noi per alcuni metri, ma decidiamo di continuare per la strada di cava che a destra sale al Passo della Focolaccia ed alle relative cave.

La salita è faticosa sotto il sole cocente e, finalmente, a 4h 08’ siamo alla costruzione che serve da mensa e da ricovero per i cavatori della cava della Focolaccia (mt.1650), qua ci fermiamo per riposarci all’ombra.

Proprio di fronte abbiamo in alto il bivacco Aronte e la coda del monte Cavallo. La zona è stata trasformata pesantemente dall’attività estrattiva e si perviene facilmente ad essa con la strada da Gorfigliano, nel versante garfagnino, oppure col sentiero 179 da Foce Cardeto, nella zona di Orto di Donna.

Dopo 15’ di sosta riprendiamo il cammino, godiamo della visione superba della Punta Carina presso la coda del Cavallo e saliamo verso la cava da cui si vede il monte Pisanino.

Presso un obelisco di marmo troviamo le indicazioni per la Tambura, verso destra, seguiamo una strada di cava fino ad un piazzale con una baracca metallica a fianco della quale sale il sentiero 148 per la vetta (4h 32’).

Il sentiero è ben evidente ed è segnato ed in pochi minuti (4h 44’) ci porta in cresta, a sinistra scende il sentiero 177 per Campocatino e Vagli.

Il panorama è splendido sul monte Cavallo ed il Pisanino, sul Sagro ed il mare, sulla Roccandagia e la pietrosa Carcaraia sottostante alla cresta e sugli Appennini.

La cresta è facile a percorrersi ed il sentiero è sempre ben evidente e segnato. A 5h 16’ siamo ad un’antecima da cui poi scendiamo per qualche minuto fino ad iniziare la salita finale (5h 31’) che porta in pochi minuti alla vetta (mt.1890, 5h 38’).

La vetta non ha segni distintivi a parte un ometto ed una scritta su un sasso, la vista si apre al gruppo delle Panie e a quello vicino del monte Sella.

Ci fermiamo un quarto d’ora e poi iniziamo la discesa seguendo i segni blu ed a volte rosso-bianchi per sfasciumi di roccia, a sinistra vediamo le cave di Arnetola e a destra cominciamo a vedere la Vandelli. La discesa si fa meno ripida e segue, in parte, una crestina per arrivare al passo della Tambura (1620m) a 47’, dove è presente un’immagine marmorea della Madonna datata 2003.

Il passo è attraversato dalla strada Vandelli (segnavia 35) ed un sentiero prosegue verso il monte Focoletta ed il Sella.

Noi scendiamo la Vandelli verso destra, questa è una strada progettata dall’ingegner Domenico Vandelli e costruita a metà del 1700 per unire Modena con Massa, doveva essere carrozzabile, ma in realtà fu poco più di una mulattiera, almeno nella zona di crinale.

Attualmente il versante massese è stato in parte restaurato e reso facilmente percorribile, negli ultimi anni sono cresciuti anche molti alberi per cui a tratti il percorso è all’ombra, ma rimane una discesa aspra e faticosa ripagata dalla bellezza dei panorami; il percorso dal passo a Resceto è di poco più di 6 km.

A 59’ troviamo una fonte detta Funtanin e poco dopo le Tecchiacce (1510m) dove qualche anno fa c’è stato un distacco di rocce. A 1h 16’ siamo alla finestra Vandelli, spianata per la sosta delle carrozze costruita contestualmente alla strada, da cui in pochi minuti siamo al rifugio Nello Conti (mt.1442, 1h 22’) dove sostiamo per rifornirci di acqua e riposarci.

A 1h 45’ riprendiamo il cammino. A 2h 04’ troviamo sulla destra l’indicazione per la vicina Miniera di Ferro e per il sentiero 163 che va poi ad immettersi nel 166 (lizza Magnani).

A 2h 29’ incontriamo un marginetta con immagine in terracotta di S. Bernardo di Mentone, patrono degli alpinisti. Da qua si gode di bella vista sul passo della Focolaccia e si intravede il bivacco Aronte, preso la marginetta l’indicazione che indica che mancano 3,5 km per Resceto.

A 3h 23’ siamo al ponte di ferro sul canal Pianone dedicato a Rolando Conti nel 1980. A 3h 37’ siamo alla Casa del Fondo. A 4h siamo all’auto. Quindi 5h 38’ per salire e 4h per scendere, comprese le soste.