Passi in Montagna: Flora

Il Sentiero Della Linea Gotica

Raggiunta La foce della Canala (349 m) il paesaggio vegetale muta assumendo un carattere più mediterraneo, con il versante opposto a sud ovest di fronte al mare lo stato più evoluto della vegetazione è rappresentato da pinete al pino marittimo (Pinus Pinaster), la cui diffusione è stata in diverso modo favorita dal taglio, dal pascolo e soprattutto dagli imminenti incendi.

Il fuoco ha ulteriormente inacidito i suoli, oltre il normale contributo offerto dalle filladi sericistiche e delle anageniti, favorendo così lo sviluppo espansivo della stessa conifera

passi in montagna pino marittimo
pino marittimo

La Lavanda E Il Pruno D'Olanda

Le pinete hanno un sottobosco assai povero di specie, in cui prevalgono la “scopa” (Erica arborea) il corbezzolo o “arbetrello” (Arbitus unendo) e il cisto femmina (Cistus Salvifolius). La flora si completa con alcune entità subatiantiche, quali il ginestrone spinoso o “pruno d' Olanda” (Ulex Europaeus) la lerca (Cytisustriflorus) e la stecade (Lavanda stoechas).

 

passi in montagna pruno d'olanda
pruno d'olanda
passi in montagna lavanda
lavanda

 

Ulex Europeus

Dai luoghi da poco percorsi dagli incendi, le pinete tendono a degradare ad arbusti variamente intricati, a quote inferiori si trovano gli ericeti, con Erica e arbutus in evidenza, mentre la macchia-bassa di Ulex si diffondono salendo verso il monte Folgorito (912 m). L'indigenato del pino marittimo è qui incerto.

passi in montagna ulivo
ulivo

 

In passato la vegetazione doveva risultare diversa dall'attuale poiché le pinete hanno sostituito i querceti militi originari , come pure il toponimo Cerreta sembra suggerire. Residui di quel paesaggio vegetale sopravvivono qua e là, con alberi isolati ei piccoli gruppi di sughera (Quercius suber) leccio (Quercius ilex) roverella (Quercius pubescens) e cerro (Quercius cerris). Fine FLORA

Le Sughere

passi in montagna albero sughero
albero sughero

 

Il complesso si estende di una superficie di Ha 25 ed ha come confini naturali a nord la strada provinciale del M. Serra, a ovest il crinale del monte, a est il rio di “S. Antone” e a sud il rio del “Sorbo”.

Località di rilevanza unica sul versante butese dal punto di vista turistico ricreativo, conserva tuttora le specie vegetali autoctone caratteristiche del monte pisano; esse sono diventate delle rare testimonianze di come i nostri monti apparivano un tempo.

Il Sorbo

castagne sorbo passi in montagna
castagne sorbo

 

L'importante e secolare castagneto che condizione l'aspetto primario dell'areale è divenuto un importante realtà meritevole di protezione e attenzione da parte dei frequentatori, che possono ritrovare e vivere sensazioni degni di altri tempi quando i castagni erano ancora stimati beni preziosi; considerazione che dovrebbe sussistere ancora oggi affinché sia possibile tramandare questo bene alle future generazioni, per far si che i nostri boschi non siano visti solo come un insieme di alberi.

Il castagno vegeta in un vasto areale che costeggia prevalentemente il mar Mediterraneo, spingendosi fino alla Turchia e Romania ad est e al Portogallo ad ovest coinvolgendo anche parte della Francia.

Albero molto longevo, di notevoli dimensioni, ha fusto dritto, chioma ampia e rotondeggiante, corteccia da prima liscia, poi screpolata longitudinalmente, foglie caduche ellittico – lanceolate seghettate, infruttescenze ricoperte di sottili e densi aculei (riccio) contenenti da uno a tre semi (acheni) i quali non sono altro che le conosciutissime castagne.

Qui sono ancora visibili alcune strutture che tramandano l'antica importanza di questi alberi, i “Metati o Seccatoi”.

foglie castagno passi in montagna
foglie castagno

 

Questi manufatti sono costituiti di solito da due vani: uno al piano terreno destinato all'occasione del fuoco e uno al piano superiore per l'accumulo delle castagne su opposti pavimenti composti da graticci di legno o pavimenti molto sottili.Il calore del fuoco riusciva a scaldare i frutti in 15 – 30 giorni rendendoli in questo modo conservabili per lunghi periodi.

 

Una volta seccato, il prodotto veniva messo in sacchi riempiti parzialmente e poi battuti per separare la buccia dalla polpa per poter essere successivamente macinata.

L'importanza delle castagne è molto diminuita da quando la farina dolce non costituisce più la base dell'alimentazione invernale delle popolazioni montane ma oggi sta riacquistando un certo valore per l'industria dolciaria.

Importanti malattie hanno portato alla rarefazione delle castagne sui monti pisani, tra queste ricordiamo le principali:

frutto sorbo passi in montagna
foglie castagno

 

Il Cancro Corticale (Endothia parassitica), malattia molto distruttiva ad alto carattere epidermico, distinguibile con disseccamenti di parte o dell'intera chioma; nei punti di infezione si determinano dei cancri fessurati con minute galle color ruggine.

 

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La faggeta è un bosco dominato dalla presenza dalla presenza del faggio (Fagus sylvatica L., localmente "fania"), una specie arborea, apparentemente alla famiglia delle fagaceae, presente in tutta Europa caratterizzando la fascia fitoclimatica del fagaetum a cui ha dato il nome, e considerata autoctona anche sulle Alpi Apuane.

Nel contesto Apuano si sviluppa tra gli 800 e 1.600 metri prediligendo le stazioni fresche con buona umidità sia su suoli calcarei che silicei.

La Faggeta

bosco fitto faggi passi in montagna
castagne sorbo

 

Il faggio tende spontaneamente a formare boschi puri e questa tendenza è stata spesso agevolata all'azione volontaria dell'uomo che aveva interesse a gestire i boschi (monospecifici) per semplicità selvicolturale. Le faggete si presentano generalmente povere di sottobosco stante la densa copertura delle chiome che il faggio realizza in virtù del suo carattere spiccatamente sciafilo (tollerante dall'ombra).

La sciafilia consente infatti alla pianta di sviluppare diversi rami stratificati su cui si innestano molte foglie in grado di sfruttare anche deboli quantità di radiazione luminosa a discapito delle altre piante sottostanti.

 

Sulle Alpi Apuane le faggete sono state spesso distrutte al fine di ricavarne pascoli o per consentire l'apertura di cave di marmo; quelle coltivate erano e sono tutt'ora utilizzate per la produzione di legna da ardere o carbone attraverso il cosidetto governo ha "ceduto", ovvero un tipo di utilizzazione del bosco che prevede il taglio delle piante ad intervalli relativamente brevi, in modo da ottenere fusti di diametro piccolo e medio ma in quantità notevoli e con ritmi di crescita relativamente veloci.

Talvolta è possibile trovarsi di fronte alla faggeta governate "a fustaia" ovvero con grosse piante cresciute singolarmente da seme 0, più facilmente, davanti a faggete in "conversione" dal ceduo alla fustasia.

bosco con faggi passi in montagna
foglie castagno

 

Nei boschi "cedui" le piante, che prendono il nome di "polloni", sono distribuite a piccoli gruppi cionali (generalmente identici) originatesi dalla ceppaia (base del fusto) in seguito al taglio della prima pianta germinata.

 

Nei boschi "cedui" le piante, che prendono il nome di "polloni", sono distribuite a piccoli gruppi cionali (generalmente identici) originatesi dalla ceppaia (base del fusto) in seguito al taglio della prima pianta germinata.

Coppia di Faggio

bosco con faggi passi in montagna
Bosco con Faggi passi in montagna

 

La "Faggiola"

Il frutto del faggio, comunemente detto "faggiola", è un achenio presente in coppie in ogni singole infruttescenza; qui le faggiole sono protette da un involucro costituito da quattro valve morbidamente spinose che, a maturità, si aprono liberando i due frutti secchi (castagne).

Le faggiole sono commestibili ed un tempo venivano utilizzate come foraggio per gli animali e come alimento per l'uomo.

bosco con faggi passi in montagna
Bosco con Faggi passi in montagna

 

flora: il legno

Il legno è costituito, a sua volta, da due strati il durame o (massello) e l'alburno. In un tronco che abbia molti anni di età, la porzione più interna(e più vecchia) della massa legnosa, il cosiddetto massello riconoscibile per la colorazione scura e per la compattezza (diventa più scura e compatta con il passare del tempo),

non funziona più come via di trasporto della linfa grezza, perché i suoi tubicini sono stati ormai occlusi da impurità e da bolle d'aria.

Si tratta ormai di legno secco e morto, ma inutile: infatti svolge ancora l'importante funzione di sostegno del tronco.

Solo la porzione legnosa più esterna al massello (è dunque la parte più recente), cioè l'alburno,trasporta la linfa. Nei tubicini di questo legno, riconoscibile dall'aspetto più spugnoso e dal colore chiaro, che viene il flusso di linfa delle radici verso le foglie.

Anche nella corteccia si distinguono due porzioni. Quella più interna e il libro costituito da cellule vive, sovrapposte l'una su l'altra a formare le vie di trasporto della linfa elaborata, ricca di prodotti della fotosintesi; quella più esterna è la scorza, costituita da cellule morte (cellule del sughero),

che servono come rivestimento protettivo: esse rendono la superficie del tronco impermeabile all'acqua, impediscono la penetrazione di parassiti (insetti dannosi, muffe...) e offrono un buon isolamento termico, cioè una buona difesa dall'albero contro gli sbalzi della temperatura esterna.

Le piante nascono in altezza e in larghezza. Una pianta cresce in larghezza poiché è reso possibile dal cambio uno strato assai sottile tra il legno (alburno) e il libro, in cui si generano in continuazione nuove cellule che vanno a formare verso l'interno gli elementi conduttori del legno

flora: I Funghi

I funghi destano spesso la nostra attenzione per molti motivi. Le forme di questi organismi possono essere le più varie, dal più comune fungo col cappello e gambo ai curiosi funghi ramificati, passando per funghi rotondeggianti, a mensola, simili ad un uovo o ad una pallina. Anche il modo in cui i funghi crescono nell'ambiente è a volte bizzarro; uno dei metodi più appariscenti è sicuramente quello a cerchio, curiosa disposizione alla quale è stato attribuito il nome fantasioso di “cerchio delle streghe”.

Quello che noi chiamiamo “fungo” rappresenta solo una parte dell'organismo fungino, quella cioè ha funzione riproduttiva, il “corpo fruttifero”, l'apparato vegetativo è costituito invece dal micelio, più difficile da individuare e paragonabile ad una “muffa” che si dirama nel terreno o nelle piante di cui è parassita.

Il micelio è molto importante: esso infatti ha il compito di assumere dal substrato le sostanze nutritive necessarie alla vita del fungo, ed ha la caratteristica di riuscire a mantenersi vitale anche in condizioni ambientali molto sfavorevoli, come lunghi periodi secchi e aridi od il passaggio di un incendio.

Il corpo fruttifero compare solo quando si presentano idonee condizioni ambientali, ed a maturazione produce le spore, che origineranno nel tempo un nuovo micelio. Alcuni funghi sono ricercati per il loro sapore ma bisogna sempre tenere presente che altri, a volte di aspetto simile, possono essere assai pericolose per la salute; ad esempio, Macrolepiota procera (bubbola) e Amanita pantherina, sono due funghi simili nell'aspetto ma assai diversi nelle proprietà alimentari: infatti il primo è commestibile mentre il secondo è molto velenoso o addirittura mortale se ingerito in quantità.

Dunque per evitare il rischio di intossicarsi non bisogna mai improvvisarsi raccoglitori: la raccolta di funghi ai fini alimentari deve essere fatta da personale esperto. Un ulteriore raccomandazione è infine quella di evitare di raccogliere funghi che poi verrebbero inevitabilmente gettati, in quanto non commestibili; prelevare inutilmente funghi dal bosco significa infatti procurare un danno non banale all'ecosistema in quanto questi organismi, degradando la sostanza organica svolgono l'importantissima funzione di contribuire a mantenere alto il livello di fertilità nel suolo.