SENTIERO CAI 178

Descrizione del percorso:

L’auto si può parcheggiare facilmente in fondo a Val Serenaia, per esempio nell’ampio slargo di fronte al campeggio dove è presente anche una fontana che in estate, comunque, è spesso a secco.

Da qua inizia il sentiero 178, ben segnato, che nella prima parte fiancheggia il campeggio ed uno stradello ben curato che porta a zone picnic nelle vicinanze.

Entriamo nel bosco di faggi e dopo pochi minuti (09’) costeggiamo una bella casetta (Baita Italia) con un’altra fontana, questa è privata, ma il proprietario, quando presente, non impedisce di riempire la borraccia. Subito dopo il sentiero inizia a salire decisamente nel bosco con un tratto a tornanti.

Poco sopra si nota anche un riparo tra 2 gigantesche rocce scese dal monte migliaia di anni fa che formano una sorta di capanna chiusa dall’uomo mediante dei muretti a secco, forse serviva per le pecore.

In mezz’ora siamo ad un bel punto panoramico sul Pisanino e sul Pizzo ben visibili quando il bosco è spoglio, oggi essi si intravedono tra le fronde. Segue un breve tratto più tranquillo, cui segue la salita per un ripido canalone.

Il canalone richiede 6’ di salita (36’), poi si svolta a sinistra. Il sentiero riprende a salire e in breve (47’) siamo al bivio con il sentiero 180 che arriva da destra, questo sentiero parte poco distante dall’inizio del 178, sulla strada che porta al rifugio Donegani ed alle cave di Orto di Donna, in parte lo faremo al ritorno.

Saliamo pochi metri e siamo ad un ripiano roccioso con pochi alberi che permette di godere di una splendida vista sul Pizzo d’Uccello, Pisanino e i suoi Zucchi. Percorrendo il breve ripiano vediamo sulla destra il Cavallo, il Contrario, il passo delle Pecore ed il nuovo rifugio di Cava 27 con il ravaneto, il Grondilice, la Cresta Garnerone, la foce di Giovo ed il Pizzo.

La visuale è aperta anche in estate poiché la vegetazione qua è piuttosto ridotta. Finito il ripiano roccioso (1h 04’) rientriamo nel bosco e ci imbattiamo subito in un grosso faggio, in una decina di minuti (1h 16’) arriviamo ad un altro grosso faggio con indicati i segni del sentiero da esso inizia la parte più ripida della salita.

Infatti dobbiamo superare una paretina di roccia su cui il sentiero è inciso con comode e facili voltoline ed in pochi minuti (1h 22’) siamo ad un pianoro dal quale si gode di vista splendida su tutte le montagne che circondano Val Serenaia: dal Pisanino, agli Zucchi fino alla Foce di Cardeto da una parte e dal Cavallo, fino al Pizzo d’Uccello come descritto in precedenza.

Adesso il bosco è finito, passiamo per radi faggi costeggiando rocce montonate portandoci alle pendici degli Zucchi di Cardeto, dove prospera una vasta prateria di lamponi quasi ad altezza d’uomo, tra essi vediamo alcuni Gigli di S. Giovanni insieme a Gigli Martagone.

Adesso saliamo, costeggiando gli Zucchi, in maniera piuttosto ripida, poi la salita si addolcisce (1h 57’) e, percorrendo le rocce sottostanti gli Zucchi, arriviamo al cartello dei sentieri (2h 05’). A destra si stacca il 179 per cava 27, mentre il 178 si dirige alla vicina Foce di Cardeto e alla Marmifera dell’Acqua Bianca ed al Passo della Focolaccia.

Ci fermiamo a prender fiato e poi saliamo alla Foce di Cardeto (mt. 1680 - 2h 12’) da cui inizia la discesa per la Valle dell’Acqua Bianca, sulla destra sale un sentierino alpinistico per la cresta NO del Cavallo.

Proseguendo per circa 5’ si arriva al bivio per il monte Pisanino, presso il quale c’è la caratteristica buca della neve in cui la stessa si conserva anche in estate, quest’anno però la quantità di neve è piuttosto scarsa.

La salita al monte Pisanino è lunga ed impegnativa, comunque è possibile esplorare le prime pendici dello stesso ricche di rari endemismi apuani: l’ Arenaria di Bertoloni, la Globularia incanescens, la Santolina apuana e la rara Astrantia pauciflora i cui fiori bianchi spiccano nel verde che costeggia la prima parte del sentiero.

Oggi comunque l’itinerario è diverso e dopo una breve sosta scendiamo (2h 30’) per il sentiero 179 per il rifugio di Cava 27 (oggi rifugio Orto di Donna).

Il sentiero inizialmente scende, poi è in falsopiano e continua con un tratto di saliscendi, a 2h 40’ troviamo i primi alberi, siamo in un tipico ambiente carsico ed è presente anche un piccolo nevaio. Il percorso segue, in basso, le pendici del Cavallo e poi del Contrario.

A 2h 54’ la visuale si allarga e a destra si vede il rifugio, la cava ed il suo ravaneto che incide profondamente la valle e, in alto, la zona del Passo delle Pecore e la cresta Garnerone.

Poi di nuovo nel bosco, fino ad un’ultima salita che a 3h 14’ porta presso dei ruderi a destra dei quali uno stradello di poche decine di metri porta alla capanna K2 (1500m) del Cai di Carrara che spicca con il suo colore arancione.

Esso è importante punto di appoggio per le escursioni e le scalate in zona, specialmente in inverno poiché la neve permane a lungo data l’altezza, c’è da dire che, purtroppo, la capanna K2 è stata segno di atti di vandalismo sempre molto sconcertanti a queste quote.

Continuando il sentiero attraversiamo, subito dopo, un piccolo ravaneto e in pochi minuti (3h 18’) siamo al rifugio Orto di Donna (mt. 1503) che si staglia in una piana con nello sfondo il Pizzo d’Uccello. La zona è quella della ex-cava 27, la più alta di questo bacino marmifero, ed il rifugio è stato ricavato da un edificio di cava.

Nei pressi ci sono palestre di roccia attrezzate e tracce di sentiero portano al vicino Passo delle Pecore (e quindi alla ferrata del Contrario ed al sentiero per gli Alberghi) ed in vetta al vicino monte Contrario.

Il sentiero 179 prosegue in alto per Foce di Giovo, e con la deviazione 186 (che si trova a pochi minuti dal rifugio) si può scalare il Grondilice e proseguire per Foce Rasori e la Valle di Vinca.

Ci fermiamo un po’ al rifugio e partiamo a 3h 40’. Per completare l’anello esistono tre possibilità: la prima è la strada marmifera che sale da Val Serenaia, la seconda è il sentiero 180 e la terza, più lunga (circa 2h 15’), ma più panoramica, è il sentiero 179 per foce di Giovo da cui con il 37 si scende al rifugio Donegani.

La marmifera costeggia cave abbandonate ed altre attive, incontra una cappella con altare ed i ruderi del vecchio rifugio Donegani (ca 1250m), per incontrare poi anche il nuovo rifugio più in basso, è molto panoramica sulla cresta Garnerone ed il Pizzo, ma è sempre assolata.

Noi seguiamo invece il sentiero 180 che scende subito nel bosco, torniamo indietro di una ventina di metri e scendiamo a sinistra, l’imbocco è ben segnalato da un cartello.

La discesa a tratti è anche un po’ ripida ed il primo tratto costeggia il ravaneto per arrivarne alla base in una radura a 4h 10’, da qua la vista sul ravaneto è impressionante.

Il sentiero continua ora più tranquillo ed in pochi minuti (4h 14’) troviamo il raccordo con il sentiero che porta al 179 fatto in mattinata, che si dirige a destra.

Da rilevare che molte cartine non portano questo tratto di sentiero dal rifugio a questo punto poiché l’apertura del sentiero è recente ed è legata all’apertura del rifugio stesso.

Continuiamo nel bosco di faggi fresco e molto ameno e a 4h 31’ troviamo un traliccio dell’elettricità (la linea elettrica taglia il bosco) e nei pressi una radura a lamponi.

A 4h 39’ usciamo dal bosco e ci troviamo di fronte le cave che ormai si sono impossessate di questa zona che fino a venti anni fa era ancora integra. Ancora poco e siamo alla strada asfaltata (4h 48’) cui si perviene per una lastronata finale molto agevole.

La strada è quella che dal Val Serenaia porta al rifugio Donegani, basta scendere pochi minuti e siamo al parcheggio (4h 55’).