SENTIERO CAI 153

Descrizione del percorso:

Dopo aver percorso la strada asfaltata, e malandata, destinata in passato a collegare Vinca con le Cave del Sagro arriviamo all'inizio del sentiero 153 (anche se nelle cartine più recenti lo stesso viene fatto iniziare da Vinca).

Siamo presso un ponte sul Fosso dell'Acqua Bianca (impropriamente conosciuto come Torrente Nebbieto) dove sono presenti buone indicazioni del sentiero e uno spiazzo parcheggio.

Saliamo per il 153, il cui tratto iniziale fiancheggia il modesto fosso (ridotto a un rivolo d’acqua) in decisa salita, in un bel bosco di castagni con esemplari ultracentenari che, in alto, lasciano il posto ai faggi.

Il bosco è ormai in abito autunnale, con le ultime castagne, salendo passiamo presso i ruderi della Casa Farfareto da cui abbiamo una bella vista sul Sagro.

A 15' confluiamo nel sentiero 38 proveniente da Vinca e diretto a Colonnata. La zona è estremamente panoramica sul gruppo del Monte Sagro che ci rimane alle spalle e su Pizzo d’Uccello e Cresta Garnerone che rimangono di fronte, ergendosi dalle Prade sassose. Il luogo è veramente molto bello, con una grande variabilità di paesaggi, con il succedersi delle stagioni.

Scendendo pochi metri sul sentiero 38 c’è una casa isolata e risistemata piena di fiori, nella buona stagione, con di fronte un piccolo piazzale panoramico sul Sagro, particolarmente affascinante in inverno con la neve.

C'è da dire, però, che attualmente la casa versa in abbandono, essendo poco frequentata.

Il sentiero è adesso uno stradello sassoso e, dopo pochi metri, sulla sinistra, c'è uno stradello che porta a una casa nel bosco. Da questo stradello sale una traccia non numerata che si innesta nel sentiero 37, poco prima che lo stesso percorra l'ampio ravaneto che scende dalla Cresta Garnerone, lo percorreremo al ritorno.

Seguiamo adesso il tratto comune ai sentieri 38 e 153 e in 5' siamo a un secondo bivio: il 38 va a destra verso la Foce di Vinca pianeggiando, mentre il 153, che seguiamo, sale a sinistra entrando nel bosco.

Il sentiero è ameno e ben presto si apre su Sagro e Rasori e arriva, a 28', ai ruderi della Casa Forestale (1100 m). Ora proseguiamo nel bosco, con qualche tratto molto ripido, poi ne usciamo percorrendo una zona molto panoramica sulla cresta Garnerone, le Guglie della Vacchereccia e il Pizzo d’Uccello, in questo tratto predominano gli arbusti, con qualche albero, ma negli ultimi anni la vegetazione di alto fusto sta salendo.

A 50' il sentiero entra nel fitto bosco di pini, frutto di un rimboschimento post-bellico poco rispettoso dell'ambiente apuano, e sale lievemente. A 57' siamo alla nuova Capanna Garnerone. Il nuovo edificio, del Cai di Carrara, ha sostituito il vecchio prefabbricato del 1963 ed è stato inaugurato due anni fa.

Ha una superficie un po' più grande (72 mq) ed è costruito interamente in legno. Il locale invernale, sempre aperto, ha 4 posti letto, c'è poi la cucina, un locale sosta e pranzo e due camerate con 12 posti letto. Presso il rifugio c'è la fonte della Vacchereccia, spesso a secco in estate.

Adesso seguiamo per qualche metro il sentiero 37/173/186 diretto alla Foce di Rasori. Il sentiero 37 proviene dal Rifugio Donegani ed è diretto a Forno località Mozziconi e al ritorno ne percorreremo un tratto.

Il 173 è diretto al Rifugio Carrara di Campocecina passando dalla Foce del Faneletto ed il 186 è diretto al Rifugio Orto di Donna e lo seguiremo in parte, nel tratto di bosco che stiamo per percorrere.

Superiamo un grosso masso sulla destra e subito dopo, a 01h 02', siamo presso due canali che scendono dalle pendici del Grondilice. Adesso entriamo nel bosco per portarci alla base del Grondilice, tagliando tutto il tratto per la Foce Rasori e il successivo tratto di sentiero 186.

Naturalmente l'escursionista può decidere di seguire i sentieri segnati, evitando la fatica della ripida salita che ci aspetta. Costeggiamo al meglio il secondo di questi canali, evitando i numerosi pini caduti. La salita nel bosco è sempre molto ripida e costeggiamo il canalino, a volte tenendolo a destra, a volte a sinistra.

A 01h 16' siamo presso l'ampio ravaneto che scende dalle pendici della Cresta Garnerone e del Grondilice, prendiamo decisamente sulla destra per salire alla parte alta del bosco dove troveremo il sentiero 186.

Il tratto che stiamo percorrendo non presenta tracce di alcun tipo, semplicemente dobbiamo dirigerci verso la parte alta del bosco, scegliendo il tracciato migliore, aiutandoci anche con gli alberi. Siamo adesso in una bella faggeta con fondo foglioso e molto ripida. L'ultimo tratto è comunque erboso e ci porta fuori del bosco a 01h 36'.

Pochi metri e siamo sul sentiero 186 che seguiremo per un po'. Esso sale dalla piazzola dell'elicottero e percorre un terreno erboso a fianco del bosco, noi siamo sbucati poco prima dell'inizio del tratto iniziale, sulle pendici rocciose del Grondilice.

Siamo quindi subito all'inizio di un ripido canalino roccioso che superiamo senza difficoltà, aiutandoci anche con le mani, e a 01h 46' siamo fuori dello stesso: ci troviamo in un ambiente selvaggio, tra sfasciumi di marmo, con il sentiero sempre ben segnato, qualche pinnacolo roccioso, bei panorami e belle fioriture (nella giusta stagione). Dietro di noi c'è la mole del Sagro e in primo piano il Rasori con le sue antecime verso il Picco di Navola, sulla destra l'Altissimo e dietro si scorge il Corchia.

Il sentiero è sempre ben segnato e indica il percorso più agevole tra gli sfasciumi di marmo. Saliamo ripidamente e a 02h 08' siamo a una finestra panoramica, dove scorgiamo, in basso a sinistra, il borgo di Vinca e le propaggini tormentate dall'erosione delle piogge del monte Grondilice.

Continuiamo a salire verso la Finestra del Grondilice, superiamo alcuni scalini fatti dall'uomo e poco dopo, a 02h 21', un breve tratto di corda metallica (ricordiamo che in passato i tratti attrezzati erano di più, ma le scariche di sassi hanno portato via le corde metalliche). Subito dopo la corda c'è un altro punto panoramico.

Continuiamo la salita in ambiente dove prosperano le capre selvatiche e, a 02h 36', arriviamo a una sorta di pianoro panoramico dove il sentiero quasi pianeggia per tratto erboso. La Finestra si vede davanti a noi in alto.

Riprendiamo gli sfasciumi e a 02h 42' un paio di scalini ci permettono di salire a destra su un tratto roccioso, seguono alcuni metri un po' esposti da percorrere con prudenza e poi la traccia si sposta più tranquilla verso destra dove ci sono le pendici rocciose della Forbice (Antecima SE del Grondilice).

A 02h 50’ siamo alla Finestra Grondilice, il punto più alto dell'escursione. Il luogo è molto panoramica sulla Val Serenaia, sul Pisanino, Contrario, Cavallo e Tambura. Su una roccia c’è una targa metallica che ricorda Dario Capolicchio, socio del Cai di Sarzana, morto tragicamente a Firenze nel 1993, vittima dell’attentato terroristico mafioso dei Georgofili.

Sulla sinistra segni blu portano alla vetta del monte Grondilice: la salita alla vetta è tra sfasciumi con tratti di primo grado, quindi adatta a persone molto esperte. Dopo una breve sosta per ammirare il panorama scendiamo, la prima parte della discesa è ancora tra sfasciumi di roccia, per tornanti.

A 03h 13' siamo nella giovane faggeta che ben presto si apre e dopo 5' un ometto indica una traccia che sale verso destra. Noi la seguiamo, la traccia arriva fino al Passo delle Pecore, ne percorreremo il primo tratto abbastanza agevole poi torneremo indietro a recuperare il sentiero 186. Dopo la salita iniziale la traccia scende lievemente.

Il percorso è molto panoramico su Contrario e Cavallo e sulle lisce pareti della Forbice, su Orto di Donna e sul versante che degrada verso Forno, con evidente il Pizzone che separa la Valle degli Alberghi da quella dei Pradacetti.

La cresta è agevole, con qualche faggio contorto dal vento e la traccia si sposta nel versante di Orto di Donna più comodo. A 03h 25' siamo alla Sella dei Pradacetti dove arriva, da destra, il sentiero non numerato proveniente dal sentiero 167 (si stacca da esso circa 300 m prima della deviazione per la Casa degli Alberghi).

Ricordiamo che questa sella è un vero e proprio passaggio tra Forno (Vallone dei Pradacetti) e la Valle di Orto di Donna, mentre il Passo delle Pecore, alla base ovest del Monte Contrario, è tale solo per il nome.

La zona che stiamo percorrendo è carsica e ci sono aperture di quelle che dovrebbero essere grotte di interesse speleologico. Dalla sella notiamo l'orrido vallone dei Pradacetti che degrada ripidissimo verso la Valle degli Alberghi. Adesso la traccia torna nel versante verso Forno, la seguiamo ancora per una decina di minuti fino a una quota di circa 1640 metri (presumo quota 1646 della cartina), da cui si scorge il resto della cresta, molto movimentata, per il Passo delle Pecore.

Il percorso adesso diventa difficile e insidioso, per cui torniamo indietro. Non seguiamo il percorso fatto all'andata, ma scendiamo qualche metro, nel versante di Orto di Donna, alla ricerca di un modo per recuperare il sentiero 186, così a 03h 42' ci imbattiamo nei resti, ancora abbastanza intatti, di un bimotore che qua ha effettuato un atterraggio di fortuna: siamo proprio sotto alla Sella dei Pradacetti.

Saliamo e in 3' siamo nuovamente sulla traccia di sentiero che seguiamo per 5' e poi vediamo sotto di noi la traccia del sentiero 186 (con ometto) che andiamo a recuperare, senza bisogno di rifare tutta la traccia seguita in precedenza. Scendiamo nel bosco con qualche tratto anche molto ripido e a 04h 10' siamo al bivio del 186 con il 179, poco sopra il Rifugio Orto di Donna in zona di Cava 27.

Questo è il terzo rifugio della valle e fu inaugurato nel 2005 ristrutturando l’edificio di cava 27 (la cava più alta del bacino) a opera del comune di Minucciano e del Parco delle Apuane, con finanziamenti UE. Nei pressi c’è una scuola di roccia e palestre di roccia attrezzate, ricordiamo che il rifugio è aperto solo nella buona stagione o su richiesta.

Da sinistra arriva al rifugio la marmifera che inizia da val Serenaia e si portava a cava 27. A fianco del rifugio scende verso sinistra il sentiero 180 diretto in prossimità del rifugio Donegani. Il sentiero 186 termina proprio al Rifugio, mentre il 179 porta a Foce di Giovo andando a sinistra e a Foce Cardeto e Passo della Focolaccia passando dal rifugio.

Noi adesso andremo al Giovo, il sentiero è un continuo saliscendi, per lo più nella faggeta, con sulla sinistra la Cresta Garnerone e con qualche bel panorama sulla valle, nelle zone aperte, e percorre la cosiddetta Valle dell'Asino. In pochi minuti siamo a un primo punto panoramico, da cui scendiamo, e a 04h 19' abbiamo sulla destra una recinzione che invita a non sporgersi perché sotto c'è una vecchia cava.

Proseguiamo costeggiando l'ingresso di una grotta a sinistra e poi saliamo a un altro punto panoramico dopo 5' e rientriamo decisamente nel bosco.

Proseguiamo e a 04h 30' siamo nuovamente fuori dal bosco, in posizione panoramica sui pinnacoli della Cresta Garnerone. Proseguiamo su tratti di roccia da percorrere con attenzione, ma senza esposizione e a 05h 10' siamo ancora su tratto aperto cui segue un tratto di sentiero intagliato nella roccia e ben percorribile.

Poi rientriamo nel bosco, il sentiero diventa una mulattiera ben curata che nella parte finale sale e, a 05h 22', arriviamo alla Foce di Giovo.

La panoramica foce è un’ampia sella erbosa a 1500 metri di quota, tra la Cresta Garnerone e il Pizzo d’Uccello, che mette in comunicazione la Valle di Vinca con la Val Serenaia. Il panorama è splendido sul Sagro e le sue propaggini e sul Pisanino, sul Pizzo d’Uccello che incombe in tutta la sua imponenza e sulla Cresta Garnerone. Il luogo è erboso, ameno, ampio e invita al riposo e alla contemplazione.

La Foce è un nodo importante di sentieri ed è presente una palina con le indicazioni: a nord il 181 per il Giovetto (da cui si stacca la via normale per salire al Pizzo d’Uccello), Ugliancaldo e Pieve San Lorenzo; il 175 che scende in basso per Vinca, il 37 che scende verso il Rifugio Donegani e Val Serenaia, mentre dalla parte opposta va a Capanna Garnerone e Forno e coincide all'inizio con il 175. Infine il 179 che abbiamo in parte percorso.

Ci fermiamo 15' a mangiare e poi scendiamo con il 37/175, il sentiero scende ripido inciso nel terreno erboso, tra mirtilli e ginepri, e in basso vediamo alcuni ruderi: sono le Capanne di Giovo, un vecchio insediamento dei pastori di Vinca. Scendiamo e a 06h 05' arriviamo a un bivio: il sentiero 175 prosegue a destra per Vinca, mentre noi prendiamo il 37 a sinistra.

Il sentiero continua nel paleo, con tratti tra alberi, ginestre e varia vegetazione, costeggiando a mezzacosta la Cresta Garnerone. Alcuni tratti sono su roccette scistose che richiedono un po' di attenzione in caso di fondo scivoloso. Il primo tratto è in leggera discesa, poi a saliscendi, il panorama è aperto sulla destra sul Sagro e le sue propaggini, in basso ci sono le sassose Prade.

Dietro di noi c'è il Pizzo d'Uccello e in basso si scorge Vinca.

A 06 h 26', presso una roccia affiorante, successiva a una breve discesa su roccia da fare con attenzione, troviamo sulla destra l'inizio di una traccia, non segnata, che riporta sul sentiero 38, vicino al bivio con il 153. Lasciamo quindi il sentiero 37 che prosegue per la Capanna Garnerone e scendiamo per questa scorciatoia.

La traccia è evidente e segnata con numerosi ometti e ci fa scendere circa 200 m. Essa è aperta e panoramica, in particolare sulla Cresta Garnerone che rimane alle nostra spalle. Il primo tratto è di ripida discesa su sfasciumi di marmo, poi seguono tratti su paleo e brevi tratti tra vegetazione che sta iniziando a salire da qualche anno. Sulla destra c'è un boschetto in cui non si deve entrare, ma la traccia come ho detto è molto evidente.

A 06h 56' siamo su uno stradello che va a una casa sulla destra, immersa nel bosco. Noi prendiamo a sinistra e fatti pochi metri siamo sul sentiero 38/153 dove chiudiamo l'anello. Prendiamo a destra e a 06h 59' siamo al bivio con il 153 che scende a destra. A 07h 13' siamo al parcheggio dove terminiamo l'escursione.