SENTIERO CAI 11

Descrizione del percorso:

Si sale lungo lo sterrato dove si è parcheggiato la macchina, sotto le guglie del Monte Corchia, ed in breve si arriva al valico di Fociomboli.

Un palo con le indicazioni dei sentieri ed i tempi di percorrenza (?) ci indica sulla sinistra lo stradello della forestale che scende in comune con il sentiero nr.11, tra il versante Sud-Est del Monte Freddone e quello Nord del Corchia.

Si percorrono alcune decine di metri, finchè, appena oltrepassata una marginetta sulla sinistra, notiamo, sulla destra, il segnale biancorosso del sentiero che taglia, facendo da scorciatoia, i tornanti dello stradello.

Stradello sul quale ci ritroviamo poco più in basso e che seguiamo fino a raggiungere, questa volta sulla nostra destra, una seconda marginetta.

Qui abbandoniamo definitivamente lo sterrato, che prosegue dritto, per scendere, a sinistra, sempre seguendo il segnavia nr.11, alla torbiera di Fociomboli (m.1150).

In pratica unica area umida delle Apuane, con un'estensione di circa un ettaro, grazie agli strati impermeabili del suo sottosuolo, questa raccoglie, trattenendole, le acque che scendono dalle pareti circostanti, dando origine a diverse specie botaniche.

Dopo la visita d'obbligo alla torbiera, si prosegue scendendo per un breve tratto la sinistra orografica del Canale delle Fredde, che qui ha origine, fino ad attraversarlo nei pressi di una piccola costruzione di blocchetti di cemento.

In circa 20 minuti si arriva così ai Prati di Puntato (m.1050), borgo abbandonato, un tempo pascolo estivo dei pastori di Terrinca.

Il posto è incantevole: declivi prativi soleggiati dai quali si ha una vista stupenda del Pizzo delle Saette, della Pania della Croce, del Corchia, del Freddone, del Sumbra, fino, in lontananza, degli Appennini.

Giunti di fronte alla chiesina del Puntato, si svolta a destra.

In questo tratto il sentiero nr.11 procede in comune con il nr.128 per circa 10 minuti, poi il 128 prenderà a destra e proseguirà fino alla Foce di Mosceta, mentre il nostro nr.11, continuerà dritto scendendo in un canalone tra faggi e castagni, e dopo aver attraversato un paio di corsi d'acqua in rapida successione, risalirà fino al borgo, anche questo abbandonato, di Col di Favilla (m.940).

Qui ci si può riposare sulle panche intorno alla ristrutturata chiesa, per riprendere, dopo una breve visita al piccolo, caratteristico cimitero, la via del ritorno, ripercorrendo, all'inverso, quella dell'andata.